Cerca
Bellezza e Terrore: luoghi di colonialismo e fascismo

Bellezza e Terrore: luoghi di colonialismo e fascismo

Museo Madre

mostre

Bellezza e Terrore: luoghi di colonialismo e fascismo

mostre

Bellezza e Terrore: luoghi di colonialismo e fascismo
EVENTO TERMINATO
Avvertenze Le informazioni sugli eventi sono soggette a modifiche. Controlla il link di dettaglio dell'evento per gli aggiornamenti più recenti riguardanti prezzi, disponibilità e date.
Museo Madre
Via Settembrini, 79 80139 Napoli

12 artisti coinvolti, 6 nuove produzioni in mostra

a cura di Kathryn Weir

 

Bellezza e Terrore parte da Napoli negli anni intorno al 1940, per analizzare, attraverso lo sguardo di artisti e pensieri critici, la storia e l’eredità contemporanea dell’interconnessione tra colonialismo e fascismo. Sottolineando una concomitanza geografica e temporale fra storie raramente raccontate insieme, il progetto presenta ricerche artistiche, opere e installazioni che svelano collegamenti tra la violenza assoluta fisica e psicologica del colonialismo e quella del fascismo, ed esplorano l’apparato filosofico, estetico e iconografico che sottende ad entrambi. Questo nesso è tornato drammaticamente al centro del dibattito internazionale degli ultimi anni, in particolare con l’ascesa dell’ultranazionalismo populista in Europa e nelle Americhe, e con l’impatto internazionale del movimento Black Lives Matter che ha posto l’attenzione su forme strutturale di violenza e esclusione.

Discorso sul Colonialismo (1950) del saggista e poeta Aimé Césaire ha denunciato il fatto che il nazionalsocialismo ha applicato in Europa una portata di violenza assoluta che finora era stata riservata alle colonie, un’analisi che approfondisce la politologa e filosofa Hannah Arendt nel suo Origini del totalitarismo (1951). La Seconda Guerra Mondiale in effetti traduce, nel contesto del fascismo europeo, i metodi sviluppati nelle piantagioni schiaviste e nelle colonie, come sottolineato dal filosofo politico contemporaneo Achille Mbembe nel suo saggio “Necropolitica” (2003), che sostiene che “nel pensiero filosofico moderno, nella pratica e nell’immaginario politico europeo, la colonia rappresenta il luogo in cui la sovranità consiste fondamentalmente nell’esercizio di un potere al di fuori della legge” e “in cui si ritiene che la violenza dello stato di eccezione operi al servizio della ‘civilizzazione’”.  Gli abitanti di questi territori sono considerati parte integrante del paesaggio e la loro umanità e sovranità non vengono riconosciute giuridicamente, in modo da permettere l’espropriazione di terre e risorse con impunità. Altri studiosi dell’imperialismo europeo, come Franz Fanon e Sylvia Wynter, hanno insistito sull’importanza della dimensione non solo fisica, ma anche psicologica del colonialismo. Molti paralleli possono essere tracciati, oggi, con i “migranti economici” dalle aree precedentemente colonizzate e con le loro esperienze di detenzione e di sfruttamento.

Bellezza e Terrore riunisce opere d’arte basate sulla ricerca, che rispondono ad eventi, architetture e materiali d’archivio poco discussi. Le indagini artistiche sui paesaggi e i luoghi testimoniano l’imporsi di un’egemonia economica sul Sud da parte del Nord, rafforzato sia da un controllo dei saperi scientifici, sia da apparati di idealizzazione estetica ed esotismo ad esso paralleli. Il progetto riflette in particolare sulla Mostra d’Oltremare inaugurata a Napoli il 9 maggio 1940 — dispositivo esperienziale per l’educazione delle masse alla visione mussoliniana del “predestinato” imperialismo fascista italiano — prima di chiudere un mese dopo, quando l’Italia entra in guerra. Meno conosciuta è la storia di circa sessanta tra donne, uomini e bambini, trasportati dall’Etiopia, dalla Somalia e dall’Eritrea e costretti a partecipare alla costruzione della Mostra d’Oltremare e poi a figurare nel suo “villaggio indigeno”. Quando la guerra raggiunge Napoli le famiglie vengono confinate negli spazi della Mostra stessa nel mezzo dei bombardamenti, prima di essere trasferite in un ex campo di internamento femminile, a Treia. La scelta di Napoli come sede della Mostra d’Oltremare, concepita dopo l’invasione dell’Etiopia da parte di Mussolini nel 1936, riflette il desiderio del governo fascista di sottolineare il tratto “imperiale” di un porto mediterraneo che collegava l’Italia con l’Africa fin dall’epoca classica, definendo così i termini dell’espansione coloniale italiana dell’epoca come già scritti dalla storia dell’impero romano.

Nell’ambito di Bellezza e Terrore il Madre ha commissionato nuove opere, workshop e performance che intrecciano dati storici e pensiero critico. Gli artisti coinvolti — Rossella Biscotti, Sarah Abdu Bushra & Dawit Seto, Alessandra Cianelli, Leone Contini, DAAR – Sandi Hilal and Alessandro Petti, Binta Diaw, Theo Eshetu, Délio Jasse, Giulia Piscitelli e Justin Randolph Thompson — riflettono sul contenuto, l’estetica e il significato delle tracce narrative, visive e storiche di questo periodo, dai materiali d’archivio al patrimonio architettonico. Si appropriano di elementi di un “patrimonio difficile”, tra i quali mappe degli anni ’30 della Consociazione Turistica Italiana dell’Africa Orientale Italiana; fotografie scattate da Hilmar Landwehr, soldato della Wehrmacht in Campania fra il 1942 e il 1943; immagini delle riviste “La difesa della razza” e “Tempo”, sovvenzionate dal regime fascista. Un programma di eventi è presentato all’interno dello spazio espositivo per ampliare le tematiche sollevate dalle opere in mostra.

Per ampliare le forme di pensiero critico che emergono dalla mostra, lo spazio espositivo ospita un programma di eventi aperti al pubblico organizzati con la collaborazione degli artisti e di accademici provenienti da formazioni diverse:

Venerdì 24 giugno dalle ore 15.00 alle ore 18.30 si terrà la giornata di studio “Napoli – Balcani | 1940 – 2020” organizzata in collaborazione con il centre André-Chastel della Sorbonne Université. Questo ciclo di incontri intende dar voce alle ricerche più recenti sulle tracce materiali della dominazione mussoliniana in Albania e in Grecia partendo da Napoli.

Sabato 25 giugno alle 16.00, verrà presentato il volume “Colonialità e Culture Visuali in Italia. Percorsi critici tra ricerca artistica, pratiche teoriche e sperimentazioni pedagogiche”, a cura di Simone Frangi e Lucrezia Cippitelli, con la partecipazione di alcuni artisti in mostra. Alle 17.30 l’artista Justin Randolph Thompson condurrà la performance inedita “Al Lettore Benevolo”, in collaborazione con la musicista e sound-artist Sam Barreto Cardoso Bertoldi.

Giovedì 30 giugno, in collaborazione con Villa Romana di Firenze, alle 18.30 verranno presentati i film “No Longer a Single Root” e “Tropic Telecom” dell’artista Nico Joana Weber, la cui ricerca indaga le tracce del colonialismo e della migrazione sullo sviluppo urbano in paesi colonizzati.

Giovedì 8 e venerdì 9 settembre, lo spazio della mostra ospiterà un laboratorio dell’artista Délio Jasse che interviene nelle narrazioni storiche del fascismo e del colonialismo italiano attraverso una rielaborazione di immagini d’archivio.

Mercoledì 21 settembre alle 18.00, lo spazio della mostra ospiterà due artists’ talks con le artiste Giulia Piscitelli e Alessandra Cianelli, le quali condivideranno le riflessioni e le ricerche che hanno nutrito le loro pratiche artistiche e la realizzazione delle opere.

BIGLIETTI

Intero: 8 euro
Ridotto: 4 euro

ORARI DI APERTURA

Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato
dalle ore 10.00 alle ore 19.30

Domenica
dalle ore 10.00 alle ore 20.00

L’ultimo accesso è un’ora prima della chiusura.
Martedì: giorno di chiusura settimanale.

 

Foto di copertina: Giulia Piscitelli ex Padiglione della Civiltà cristiana in Africa – 1995 2022

Napoli Sotterranea
Pubblicità

12 artisti coinvolti, 6 nuove produzioni in mostra

a cura di Kathryn Weir

 

Bellezza e Terrore parte da Napoli negli anni intorno al 1940, per analizzare, attraverso lo sguardo di artisti e pensieri critici, la storia e l’eredità contemporanea dell’interconnessione tra colonialismo e fascismo. Sottolineando una concomitanza geografica e temporale fra storie raramente raccontate insieme, il progetto presenta ricerche artistiche, opere e installazioni che svelano collegamenti tra la violenza assoluta fisica e psicologica del colonialismo e quella del fascismo, ed esplorano l’apparato filosofico, estetico e iconografico che sottende ad entrambi. Questo nesso è tornato drammaticamente al centro del dibattito internazionale degli ultimi anni, in particolare con l’ascesa dell’ultranazionalismo populista in Europa e nelle Americhe, e con l’impatto internazionale del movimento Black Lives Matter che ha posto l’attenzione su forme strutturale di violenza e esclusione.

Discorso sul Colonialismo (1950) del saggista e poeta Aimé Césaire ha denunciato il fatto che il nazionalsocialismo ha applicato in Europa una portata di violenza assoluta che finora era stata riservata alle colonie, un’analisi che approfondisce la politologa e filosofa Hannah Arendt nel suo Origini del totalitarismo (1951). La Seconda Guerra Mondiale in effetti traduce, nel contesto del fascismo europeo, i metodi sviluppati nelle piantagioni schiaviste e nelle colonie, come sottolineato dal filosofo politico contemporaneo Achille Mbembe nel suo saggio “Necropolitica” (2003), che sostiene che “nel pensiero filosofico moderno, nella pratica e nell’immaginario politico europeo, la colonia rappresenta il luogo in cui la sovranità consiste fondamentalmente nell’esercizio di un potere al di fuori della legge” e “in cui si ritiene che la violenza dello stato di eccezione operi al servizio della ‘civilizzazione’”.  Gli abitanti di questi territori sono considerati parte integrante del paesaggio e la loro umanità e sovranità non vengono riconosciute giuridicamente, in modo da permettere l’espropriazione di terre e risorse con impunità. Altri studiosi dell’imperialismo europeo, come Franz Fanon e Sylvia Wynter, hanno insistito sull’importanza della dimensione non solo fisica, ma anche psicologica del colonialismo. Molti paralleli possono essere tracciati, oggi, con i “migranti economici” dalle aree precedentemente colonizzate e con le loro esperienze di detenzione e di sfruttamento.

Bellezza e Terrore riunisce opere d’arte basate sulla ricerca, che rispondono ad eventi, architetture e materiali d’archivio poco discussi. Le indagini artistiche sui paesaggi e i luoghi testimoniano l’imporsi di un’egemonia economica sul Sud da parte del Nord, rafforzato sia da un controllo dei saperi scientifici, sia da apparati di idealizzazione estetica ed esotismo ad esso paralleli. Il progetto riflette in particolare sulla Mostra d’Oltremare inaugurata a Napoli il 9 maggio 1940 — dispositivo esperienziale per l’educazione delle masse alla visione mussoliniana del “predestinato” imperialismo fascista italiano — prima di chiudere un mese dopo, quando l’Italia entra in guerra. Meno conosciuta è la storia di circa sessanta tra donne, uomini e bambini, trasportati dall’Etiopia, dalla Somalia e dall’Eritrea e costretti a partecipare alla costruzione della Mostra d’Oltremare e poi a figurare nel suo “villaggio indigeno”. Quando la guerra raggiunge Napoli le famiglie vengono confinate negli spazi della Mostra stessa nel mezzo dei bombardamenti, prima di essere trasferite in un ex campo di internamento femminile, a Treia. La scelta di Napoli come sede della Mostra d’Oltremare, concepita dopo l’invasione dell’Etiopia da parte di Mussolini nel 1936, riflette il desiderio del governo fascista di sottolineare il tratto “imperiale” di un porto mediterraneo che collegava l’Italia con l’Africa fin dall’epoca classica, definendo così i termini dell’espansione coloniale italiana dell’epoca come già scritti dalla storia dell’impero romano.

Nell’ambito di Bellezza e Terrore il Madre ha commissionato nuove opere, workshop e performance che intrecciano dati storici e pensiero critico. Gli artisti coinvolti — Rossella Biscotti, Sarah Abdu Bushra & Dawit Seto, Alessandra Cianelli, Leone Contini, DAAR – Sandi Hilal and Alessandro Petti, Binta Diaw, Theo Eshetu, Délio Jasse, Giulia Piscitelli e Justin Randolph Thompson — riflettono sul contenuto, l’estetica e il significato delle tracce narrative, visive e storiche di questo periodo, dai materiali d’archivio al patrimonio architettonico. Si appropriano di elementi di un “patrimonio difficile”, tra i quali mappe degli anni ’30 della Consociazione Turistica Italiana dell’Africa Orientale Italiana; fotografie scattate da Hilmar Landwehr, soldato della Wehrmacht in Campania fra il 1942 e il 1943; immagini delle riviste “La difesa della razza” e “Tempo”, sovvenzionate dal regime fascista. Un programma di eventi è presentato all’interno dello spazio espositivo per ampliare le tematiche sollevate dalle opere in mostra.

Per ampliare le forme di pensiero critico che emergono dalla mostra, lo spazio espositivo ospita un programma di eventi aperti al pubblico organizzati con la collaborazione degli artisti e di accademici provenienti da formazioni diverse:

Venerdì 24 giugno dalle ore 15.00 alle ore 18.30 si terrà la giornata di studio “Napoli – Balcani | 1940 – 2020” organizzata in collaborazione con il centre André-Chastel della Sorbonne Université. Questo ciclo di incontri intende dar voce alle ricerche più recenti sulle tracce materiali della dominazione mussoliniana in Albania e in Grecia partendo da Napoli.

Sabato 25 giugno alle 16.00, verrà presentato il volume “Colonialità e Culture Visuali in Italia. Percorsi critici tra ricerca artistica, pratiche teoriche e sperimentazioni pedagogiche”, a cura di Simone Frangi e Lucrezia Cippitelli, con la partecipazione di alcuni artisti in mostra. Alle 17.30 l’artista Justin Randolph Thompson condurrà la performance inedita “Al Lettore Benevolo”, in collaborazione con la musicista e sound-artist Sam Barreto Cardoso Bertoldi.

Giovedì 30 giugno, in collaborazione con Villa Romana di Firenze, alle 18.30 verranno presentati i film “No Longer a Single Root” e “Tropic Telecom” dell’artista Nico Joana Weber, la cui ricerca indaga le tracce del colonialismo e della migrazione sullo sviluppo urbano in paesi colonizzati.

Giovedì 8 e venerdì 9 settembre, lo spazio della mostra ospiterà un laboratorio dell’artista Délio Jasse che interviene nelle narrazioni storiche del fascismo e del colonialismo italiano attraverso una rielaborazione di immagini d’archivio.

Mercoledì 21 settembre alle 18.00, lo spazio della mostra ospiterà due artists’ talks con le artiste Giulia Piscitelli e Alessandra Cianelli, le quali condivideranno le riflessioni e le ricerche che hanno nutrito le loro pratiche artistiche e la realizzazione delle opere.

BIGLIETTI

Intero: 8 euro
Ridotto: 4 euro

ORARI DI APERTURA

Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato
dalle ore 10.00 alle ore 19.30

Domenica
dalle ore 10.00 alle ore 20.00

L’ultimo accesso è un’ora prima della chiusura.
Martedì: giorno di chiusura settimanale.

 

Foto di copertina: Giulia Piscitelli ex Padiglione della Civiltà cristiana in Africa – 1995 2022


Dove alloggiare

Trova gli alloggi nelle vicinanze

Napoli Sotterranea
Pubblicità